Il signor Gogol ha raccontato la storia di un naso di Leningrado, che se ne andava a spasso in carrozza e ne combinava di tutti i colori.
Una storia del genere è accaduta a Laveno, sul Lago Maggiore. Una mattina un signore che abitava proprio di fronte al pontile dove si prendono i battelli si alzò, andò in bagno per farsi la barba e nel guardarsi allo specchio gridò:
“Aiuto! Il mio naso!”
Il naso, in mezzo alla faccia, non c’era più, al suo posto c’era tutto un liscio. Quel signore, in vestaglia come stava, corse sul balcone, giusto in tempo per vedere il naso che usciva sulla piazza e si avviava di buon passo verso il pontile, sgusciando tra le automobili che si stavano imbarcando sulla motonave traghetto per Verbania.
“Ferma, ferma!” gridò il signore. “Il mio naso! Al ladro, al ladro!”
La gente guardava in su e rideva:
“Le hanno rubato il naso e le hanno lasciato la zucca? brutto affare”.
A quel signore non rimase che scendere in strada e inseguire il fuggitivo, e intanto si teneva un fazzoletto davanti alla faccia come se avesse il raffreddore. Purtroppo arrivò appena in tempo per vedere il battello che si staccava dal pontile. Il signore si buttò coraggiosamente in acqua per raggiungerlo, mentre passeggeri e turisti gridavano: Forza! Forza! Ma il battello aveva già preso velocità e il capitano non aveva nessuna intenzione di tornare indietro per imbarcare i ritardatari.
“Aspetti l’altro traghetto”, gridò un marinaio a quel signore, “ce n’è uno ogni mezz’ora!”
Il signore, scoraggiato, stava tornando a riva quando vide il suo naso che, steso sull’acqua un mantello, come San Giulio nella leggenda, navigava a piccola velocità.
“Dunque non hai preso il battello? E’ stata tutta una finta?” gridò quel signore.
Il naso guardava fisso davanti a sé, come un vecchio lupo di lago, e non si degnò neanche di voltarsi.
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