Pignon-Ernest (Nizza, classe 1942) non è semplicemente uno street artist. Con un passato Fluxus e, soprattutto, Situazionista, parlare di street art per l’artista francese è estremamente riduttivo. I suoi lavori – principalmente realizzati sotto forma di poster – sono pensati per interagire con i contesti urbani nel quale si presentano, così come con le memorie e i simboli locali rappresentano. Le sue sono riflessioni sulle zone buie della storia e della nostra società, che servono a riattivare e a esacerbare il potenziale suggestivo dei luoghi e del momento in cui vengono creati. Sono riflessioni che lui si permette servendosi dei personaggi del quotidiano, di figure della tradizione dall’impatto devastante, inquiete e piene di interrogativi, maitre à penser (Artaud, Rimbaud, Majakovskij e, appunto, Pasolini) e fantasmi della storia. La sua è arte pregna di riferimenti etici e intrisa di giustizia; la città è vista cone unatelier aperto, che fornisce stimoli e riferimenti. Caratteristiche che possiamo ritrovare in tutti i suoi lavori fin dagli esordi, quando nel 1966, nel Plateau d’Albion, rappresentò la silhouette di ciò che restava di una vittima di Hiroshima, riflettendo, così, sui pericoli del nucleare.
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