Johannes Lingelbach "Carnevale a Roma", (1650-1651 circa)
Johannes Lingelbach (talvolta anche Jan) - Francoforte sul Meno, 10 ottobre 1622 - Amsterdam, novembre 1674. Johannes Lingelbach era un pittore nato in Germania, e fu un influente artista della seconda generazione dei Bamboccianti.
I Bamboccianti erano dei pittori olandesi di genere, che visitarono Roma nel XVII secolo, catturati dalle piazze e dai porti trafficati della città.
Il loro nome deriva dal termine italiano che indica i pupazzi, e che descrive le figure, simili appunto a burattini, dell'olandese Pieter van Laer (1599-1642),
chiamato il Bamboccio, anche per una sua deformità fisica.
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Cenni storici sul Carnevale romano
Il Carnevale romano nasce nel Medioevo, ed assume la sua massima esplosione dopo l’elezione di Papa Paolo II, il quale, dopo il trasferimento della residenza pontificia a Palazzo Venezia, concentra nel centro storico ed in particolare nella Via Lata (attuale Via del Corso), la maggior parte dei festeggiamenti carnascialeschi. La Commedia dell’arte, le sfilate in maschera, i Giochi Agonali, i carri allegorici, tornei e giostre, le attesissime corse dei cavalli berberi e la festa dei moccoletti coinvolgevano tutta la popolazione, richiamando viandanti e curiosi da mezzo mondo. Con l’avvento dei Savoia a Roma nel 1870, inizia il tramonto del Carnevale, soprattutto a causa dei molti incidenti che avvenivano durante i giochi e che mietevano diverse vittime tra il pubblico presente. Fino al 1870, nella Roma papalina il Carnevale è stato un appuntamento molto atteso dai romani e vissuto con grande partecipazione come il solo momento per dimenticare una vita dura, colma di miseria e privazioni. “Re per un giorno” il popolo diventava protagonista dimenticando le rigide regole quotidiane e riversandosi nelle strade con licenza di divertimento. Ogni ordine sociale era sovvertito ed ogni scherzo era concesso in quei giorni di temporanea follia collettiva. Per l’occasione via del Corso si trasformava in un teatro all’aperto dove alle maschere tradizionali - Cassandrino, Rugantino, Meo Patacca – si aggregavano costumi tratti dalla vita quotidiana: “il medico”, “il brigante”, “il nobile decaduto”. Piazza del Popolo era invece il punto di partenza per una sfrenata corsa nelle vie della città dei cavalli di origine nord-africana, i berberi. L’avvenimento era vissuto come uno spettacolo di irresistibile fascino dai viaggiatori stranieri in visita nella città e dagli artisti, che lo descriveranno con entusiasmo nelle pagine dei loro libri e nei loro dipinti. Malgrado lo stesso Goethe sottolineasse la difficoltà di descrivere a parole la magnificenza e il brio di quei giorni festosi, poiché “una così grande e vivace massa di fenomeni sensibili dovrebbe essere percepita direttamente dall’occhio e osservata e afferrata da ciascuno a propria guisa”, diversi autori (tra cui Goldoni, Belli, Gogol, Andersen, Dickens e tanti altri) si cimentarono nel tentativo di restituire il clima di euforia collettiva che si respirava a Roma durante il Carnevale.
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