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L’impero delle luci di René Magritte

L'impero delle luci

René Magritte

L'impero delle luci, René Magritte, Olio su tela, 1954, collezione Peggy Guggenheim, Venezia

René Magritte
Biografia

Pittore belga, nato a Lessines il 21 novembre 1898, morto a Bruxelles il 15 agosto 1967. Nel 1913, in seguito al suicidio della madre, si trasferì con la famiglia a Charleroi, dove seguì i corsi dell’Athénée (1913-15) e dipinse le sue prime tele d’impronta impressionista. Stabilitosi a Bruxelles, tra il 1916 e il 1920 frequentò saltuariamente l’Académie des Beaux-Arts (Portrait, 1919; Le portrait de Pierre Bourgeois, 1920, Charleroi, Musée des Beaux-Arts) ed entrò in contatto con V. Sevranckx e P.-L. Flouquet con il quale, nel 1919, collaborò alla rivista Au Volant di P. Bourgeois.

Nel 1920, dopo un breve viaggio a Parigi, M. fu costretto, per vivere, ad affiancare all’attività pittorica quella di grafico e di disegnatore pubblicitario. Furono anni d’intensa elaborazione teorica e formale durante i quali M. affrontò le problematiche emerse dalle esperienze futuriste e cubiste (L’homme à la fenêtre, 1920; Baigneuse, 1925, Charleroi, Musée des Beaux-Arts); con Sevranckx scrisse, a compendio delle comuni ricerche svolte tra il 1919 e il 1923, il saggio rimasto inedito L’art pur. Défense de l’Esthétique, che presenta notevoli agganci con la poetica dell’Esprit Nouveau. Scrittore asistematico ma fecondo, nel 1924 pubblicò i suoi Aphorismes sulla rivista 391 di F. Picabia e, tra il 1925 e il 1926, collaborò con E.L.T. Mesens alle riviste d’ispirazione dadaista Oesophage (numero unico) e Marie; in quegli stessi anni conobbe M. Lecomte, che lo introdusse alla poesia surrealista e all’opera di De Chirico. Fortemente attratto dalle nuove suggestioni metafisiche, nella seconda metà degli anni Venti M. abbandonò l’astrattismo formale, orientandosi verso nuove soluzioni surrealiste e proponendo, con estrema fedeltà oggettiva, immagini del mondo reale associate in imprevedibili combinazioni capaci di produrre atmosfere magiche ed enigmatiche (Le jockey perdu, 1926, coll. priv.; Le mariage de minuit, 1926, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts).

Nel 1927, dopo un’ampia mostra personale organizzata dalla galleria Centaure di Bruxelles, M. si stabilì a Parigi dove, in contatto con A. Breton, P. Eluard e J. Miró, aderì al gruppo surrealista parigino e partecipò, nel 1928, all’importante Exposition Surréaliste presso la galleria di C. Goemans; nel 1929, sulla rivista La Révolution surréaliste apparve uno dei suoi testi più noti, Les mots et les images. Tornato a Bruxelles nel 1930, M. prese a frequentare L. Scutenaire e P. Nougé, con i quali, insieme ad altri, nel 1946 formulerà Le surréalisme en plein soleil, manifesto del surrealismo belga in contrasto con le posizioni di A. Breton; partecipò a numerose mostre collettive e, sebbene obbligato a riprendere il lavoro pubblicitario, proseguì con impegno le proprie ricerche formali realizzando opere sospese in atmosfere oniriche e surreali, dai complessi significati, espressione diretta del subconscio (La réponse imprévue, 1933, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts). Accanto all’intensa attività artistica, svolta tra Parigi e Bruxelles, si concretizzò in questi anni il suo impegno politico con l’adesione, nel 1932, al Partito comunista. Considerato internazionalmente tra i più significativi esponenti del movimento surrealista, nel 1936 M. ottenne la prima personale a New York e nel dicembre dello stesso anno partecipò alla mostra Fantastic art, Dada and Surrealism al Museum of Modern Art di New York. Ampiamente presentato in Europa e negli Stati Uniti, nel 1938 M. prese parte all’importante Exposition Internationale du Surréalisme, presso la Galerie des Beaux-Arts di Parigi, in occasione della quale pubblicò La Ligne de vie, interessante opera autobiografica e lucida sintesi delle proprie idee pittoriche.

Tra il 1943 e il 1948, l’instancabile e inquieta elaborazione lo portò a sperimentare soluzioni più libere e sfrenate che richiamano l’immediatezza e la vivacità espressiva di Renoir (L’univers interdit, 1943, Liegi, Musée d’Art Moderne; Les adieux, 1946, coll. priv.) o gli aggressivi cromatismi fauves (Jean-Marie, 1948, Bruxelles, coll. priv.). Nel ventennio successivo, recuperati gli abituali schemi pittorici (Le libérateur, 1947, Los Angeles, County Museum; Souvenir de voyage, 1951, Houston, Menil Foundation; L’empire des lumières, 1954, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts; Le château des Pyrénées, 1961, Gerusalemme, Israël Museum), M. si orientò alla ricerca di nuovi mezzi espressivi: accanto alla produzione grafica e litografica, che denota una maggiore ricchezza compositiva, sperimentò una serie di cortometraggi dedicandosi anche alla fotografia e alla decorazione d’interni. Nel 1945 decorò il soffitto del Théâtre Royal di Bruxelles; nel 1953 progettò per la sala maggiore del Casinò comunale di Knokke-le-Zoute una decorazione murale panoramica dal titolo Le domaine enchanté (importante sintesi dei suoi principali temi iconografici); nel 1957 dipinse La fée ignorante nel Palais des Beaux-Arts di Charleroi, e nel 1961 Les barricades mystérieuses per il Palazzo dei Congressi di Bruxelles.

A partire dagli anni Cinquanta, alla sua opera sono state dedicate anche importanti mostre retrospettive (al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles nel 1954; al Museum of Modern Art di New York nel 1956; al Musée National d’Art Moderne di Parigi nel 1979 e al Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1986). Durante una breve vacanza in Italia, nel 1967, M. ha plasmato e firmato i modelli in cera per alcune statue fuse in bronzo solo dopo la sua morte. Vedi tav. f.t.

I suoi scritti sono raccolti in R. Magritte, Ecrits complets, a cura di A. Blavier (1979; trad. it., 1979), con un completo apparato della bibl. precedente.

 

Dizionario biografico Treccani