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Due Vite, Tante Vite

Storie di Ferrovia e di Resistenza

E’ il libro di Armando Bussi, socio del DLF Roma, ad aver vinto il Concorso “Treni di Parole” e premiato alla manifestazione tenutasi lo scorso 22 e 23 giugno a Salerno

La recensione di Stefania Severi, pubblicata anche su Voce Romana, maggio-giugno 2023

Due vite, tante vite – Storie di ferrovia e di resistenza un bel libro, è un bel libro di 272 pagine, edito da Luigi Pellegrini (2022), che, come esplicitamente indica il titolo, ha per protagoniste le Ferrovie Italiane, delle quali viene delineata la storia dal loro nascere alla fine della seconda guerra mondiale, con uno sguardo attento agli eventi ufficiali ed alle azioni sindacali. I fatti si dipanano a partire da due figure chiave, quella di Luigi Velani (1877-1958) e quella di Armando Bussi (1897-1944), nonno quest’ultimo dell’autore che ne condivide il nome di battesimo. Luigi e Armando sono due uomini molto diversi tra loro, come formazione e come percorso di vita, pur confluendo entrambi nella strada ferrata.

Luigi Velani rimase orfano a 12 anni e venne allevato, con i fratelli più piccoli, in collegio a Lucca grazie alla generosità dei famigliari. Dotato di non comune intelligenza, prosegui gli studi prima a Pisa poi a Bologna divenendo, a soli 22 anni, ingegnere civile. Entrato nella Società ferroviaria delle Lega Adriatica portò brillantemente avanti una carriera che lo posizionò ai vertici delle Ferrovie dello Stato Italiano. A lui si deve il piano di accorpamento delle varie ferrovie preunitarie, fino alla definizione di un piano nazionale che fu fondamentale elemento per fare degli Italiani un solo popolo. Rimase al suo posto anche durante il fascismo, pur avendo preso molto tardi la tessera del partito, perché figura assolutamente insostituibile. Armando Bussi (1897-1944), rimasto piccolissimo orfano di madre, venne allevato dalla terza moglie del padre. Si iscrisse a scuole tecniche e a 17 anni, per aiutare la famiglia, entrò a lavorare nelle Ferrovie dello Stato. Profondamente religioso, alimentò sempre un vivo spirito repubblicano e fu un adepto dell’Antroposofia. Non sappiamo se i due uomini si conobbero, ma è certo che entrambi a Roma mandarono le loro figlie alla Scuola Torquato Tasso. In una foto di classe del 1941 circa si individuano Luisa Velani e Fiorella Bussi e con loro è anche Annamaria Mussolini. Ma anche se i due non si incontrarono fisicamente, operarono entrambi nelle azioni contro i tedeschi portate avanti dopo l’8 settembre. In particolare Bussi prese parte alla Resistenza romana collaborando, tra l’altro, con il giornale clandestino Italia Libera.

È un documento importantissimo il telegramma firmato da Velani, il 9 settembre del 1943, indirizzato a tutti i capi compartimento: “Fare ogni sforzo per sottrarre ai tedeschi tutti i mezzi che potrebbero essere adoperati contro le Nazioni Unite”.

In tale terribile momento per l’Italia e per Roma, Velani trovò rifugio in Vaticano. Dopo la guerra, anche se in parte compromesso nel passato regime, non essendosi trovata in lui nessuna azione degna di reprimenda, divenne senatore. Ben diversa fu la sorte di Bussi, che non riuscì a sottrarsi alle estreme conseguenze del suo impegno di partigiano e venne ucciso alle Fosse Ardeatine.

Con una scrittura piana e appassionata ma senza retorica, Armando Bussi accompagna i protagonisti inserendo, con grande maestria, la loro vita familiare nella grande storia. Romano, laureato ingiurisprudenza, figlio, nipote e pronipote di ferrovieri, lui stesso ha lavorato per 35 anni nella Ferrovie dello Stato Italiane.

Appassionato di studi storici, nel 2015 ha pubblicato per Palombi Editori Villa Patrizi e dintorni – Storia e storie, in cui racconta le secolari vicende del quartiere di Roma che ospita la sede centrale delle Ferrovie.