Fausto Pirandello nasce a Roma il 17 giugno 1899 da Luigi Pirandello e Antonietta Portolano.
Attorno al 1923 data i primi dipinti noti. Nel 1926 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia. Nel 1927 è a Parigi, dove tiene la prima personale, nel 1929. L’anno successivo espone a Vienna, quindi è a Roma, dove nel 1931 ha la sua prima personale italiana, e dove risiederà e lavorerà sino alla morte.
È nei primi anni trenta, vicino al gruppo della Cometa, e quindi alle posizioni più avanzate dell’ambiente artistico romano, ma non allo stesso tempo non ha relazioni con l’egemone cultura ufficiale.
La seconda e la terza Quadriennale (’35 e ’39) gli destinano due importanti personali, mentre dal 1932 riprende la sua partecipazione alle Biennali veneziane; nel 1938 alla Galleria della Cometa, la prima personale di disegni. Si usa considerare la sua pittura di quel tempo – oggi presente nei principali musei italiani e stranieri – come parte integrante di quel largo e tutto sommato poco omogeneo movimento che è la Scuola Romana. Pirandello condivide con i maggiori suoi protagonisti una tavolozza calda, ristretta ai colori di terra, e accordata di toni; e partecipa con essi al superamento della pittura postimpressionista spadiniana – che ancora faceva innumerevoli proseliti – e all’erosione del monumentalismo e dell’accademismo classicheggiante. Ma, rispetto a Scipione, a Mafai, alla Raphael, a Mazzacurati o poco dopo al giovane Guttuso, la sua posizione è marcatamente autonoma, e il suo universo formale si distacca anche da quello dei suoi più prossimi sodali, come Emanuele Cavalli o Giuseppe Capogrossi.
Nel dopoguerra è presente a quasi tutte le Biennali e alle Quadriennali, mentre si apre il problematico rapporto con Lionello Venturi, che lo porta a mettere in crisi la sua scelta “figurativa”, e lo sollecita ad adottare moduli astratteggianti. Dopo un breve momento di sbandamento Pirandello sa però recuperare quanto aveva, alla fine degli anni Venti, a Parigi, già elaborato circa la sintassi spaziale cubista ed apre una tarda stagione – ancora poco conosciuta – di sicuro valore.
Vive progressivamente sempre più appartato gli anni Sessanta e i primi Settanta, nei quali peraltro l’operosità è intensa, e particolarmente incentrata sui pastelli.
Muore a Roma il 30 novembre 1975. Un anno dopo la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma gli dedica la prima importante retrospettiva.
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