June Almeida, la virologa che scoprì il coronavirus
Quando June Almeida con il suo microscopio vide i coronavirus negli anni '60, non si rese quasi conto che stava scoprendo un agente patogeno che tormenterà l'umanità quasi sei decenni dopo.
La pandemia di Covid-19 in corso ha portato in primo piano i risultati scientifici di June Almeida (1930-2007), che fino ad ora sono rimasti trascurati.
La sua storia è fatta di determinazione, duro lavoro
e passione per la ricerca della scienza.
Primi anni di vita e umili inizi
June Dalziel Hart nacque il 5 ottobre 1930 al 10 Duntroon Street, Glasgow, da Jane Dalziel (nata Steven) e Harry Leonard Hart, un autista di autobus.
Nel 1947, quando aveva 16 anni, lasciò la scuola, nonostante le sue capacità, in quanto non aveva i mezzi finanziari per frequentare l'università.
Iniziò a lavorare come tecnico di istopatologia, dapprima presso la Royal Infirmary di Glasgow e poi presso l'ospedale St Bartholomew,
dove lavorò fino al 1954. Nel 1964 fu ingaggiata dalla St Thomas's Hospital Medical School di Londra. Nel 1967 conseguì il dottorato in scienze (Sc.D.) sulla base delle sue ricerche e delle pubblicazioni risultanti, mentre lavorava in Canada, presso l’Ontario Cancer Institute di Toronto e poi a Londra alla St Thomas.
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