Bene, figliolo, te lo dirò:
la vita per me non è stata una scala di cristallo.
Ci furono chiodi
e schegge
ed assi sconnesse,
e tratti senza tappeti sul pavimento
nudi.
Ma per tutto il tempo
seguitai a salire
e raggiunsi i pianerottoli,
e voltai angoli
e qualche volta camminai nel buio
dove non era spiraglio di luce.
Così, ragazzo, non tornare indietro.
Non fermarti sui gradini
perché trovi ardua l’ascesa.
Non cadere ora
perché io vado avanti, amor mio,
continuo a salire
e la vita per me non è stata una scala di cristallo.
Langston Hughes, poeta afro-americano, nato a (Joplin Missouri) nel 1902 e morto a New York nel 1967. E’ stato poeta, prosatore e drammaturgo tra i maggiori della letteratura negro americana. Nelle sue opere vibrano una profonda religiosità e un intenso impegno sociale. Prima di affermarsi nel mondo letterario ebbe una vita dura, fatta di sacrifici e di adattamento a lavori umili e pesanti. La sua poesia riflette la vivacità, la vitalità e l’entusiasmo della musica modellata sui ritmi del jazz e del blues. I temi trattati nelle sue opere parlano della vita, delle difficoltà e dei sogni della comunità nera. Interprete sensibile della cultura dei neri d’America, scrisse anche un romanzo e una raccolta di brevi racconti. Ricordiamo Blues stanchi, Campi dei miracoli, e il romanzo Piccola America negra.