Il fiore della mia vita sarebbe sbocciato d’ogni lato
se un vento crudele non avesse appassito i miei petali
dal lato che vedevate voi del villaggio.
Dalla polvere levo la mia protesta:
il mio lato in fiore voi non lo vedeste!
Voi, i vivi, siete davvero degli sciocchi
e non sapete le vie del vento
e le forze invisibili
che governano i processi della vita.
da Spoon River Anthology, 1916
(traduzione di Fernanda Pivano)
Masters Edgar Lee. – Avvocato e poeta statunitense (Garnett, Kansas, 1869 – Melrose Park, Pennsylvania, 1950). Esordì con A book of verses (1898), cui fece seguire altri scritti poetici e drammatici di genere tradizionale. Salì improvvisamente alla fama quando, ispirandosi ai tipi umani osservati nei tribunali e sull’esempio dell’Antologia greca, pubblicò, prima sul Mirror, poi in volume (The Spoon River anthology, 1915, seguita l’anno successivo da una versione definitiva arricchita di 35 componimenti), una serie di epitaffi composti in uno stile lirico-satirico assai originale, in cui si confessano i defunti sepolti nel cimitero d’un piccolo paese nel centro degli Stati Uniti. Il successo del volume fu straordinario; con esso M., dopo E. W. Howe e prima di Sh. Anderson e S. Lewis, metteva a nudo l’ipocrisia puritana del mondo provinciale americano. Nel 1924 pubblicò una nuova serie, The new Spoon River anthology, che, se non uguaglia la felicità della prima, le è assai prossima. Di livello inferiore rimane tutto il resto della sua opera, che comprende poesie (Domesday book, 1920, e The fate of the jury, 1929, sono forse le due raccolte migliori), poemi drammatici (Lee, 1926; Jack Kelso, 1928; Godbey, 1931), romanzi (Mitch Miller, 1920; Skeeters Kirby, 1923; The tide of time, 1937), un’autobiografia (Across Spoon River, 1936) e varî studî biografici.