DLF Roma
Ass. Dopolavoro Ferroviario di Roma

Via Bari, 22 – 00161 Roma
Tel. 06.44180210 – Fax. 06.44180256
Email: info@dlfroma.it
 
Non vedi correttamente questa mail? Clicca qui >>
 
Ufficio di presidenza
Eugenio Chiocchi - Commissario ad acta (delibera GN/202/5marzo2015)
Antonio Balzani
Aldo Luciani
alt
n.160/2021
 
Newsletter realizzata da
Giulia Todini con
Idea SNC

Come rinnovare la validita’ delle
concessioni di viaggio 2021

AVVISO
IL DLF ROMA PER I SOCI FERROVIERI PENSIONATI

 

Anche quest’anno, malgrado le difficoltà dovute alla pandemia tuttora in atto, il DLF Roma si mette a disposizione dei soci pensionati che, per qualunque ragione, non fossero in grado di poter provvedere da soli a chiedere il rinnovo della validità delle proprie concessioni di viaggio.
Per poter essere utili ai nostri soci è bene che questi prenotino telefonicamente un appuntamento ai numeri

06/44180210, 06/44180243

dalle ore 10 alle ore 13 dal lunedì al venerdì.

Volendo, i nostri soci possono anche scriverci all’indirizzo di posta della nostra segreteria:

segreteria@dlfroma.it

Venendo nei nostri uffici portate con voi la vostra Carta di libera circolazione e un documento di identità.
I nostri uffici sono in Via Bari, 22 al primo piano.
E’ possibile raggiungerci anche con le linee numero 61 (scendere in Via Bari), 490, 495, 649 (scendere alla seconda fermata di Via Catania), con la Metro B (scendere alle fermate Policlinico o, qualora questa fosse ancora chiusa, alla fermata Bologna). Per quanti invece volessero fare da se, la procedura da seguire è questa che trascriviamo dal sito di Ferservizi.


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Iscrizioni e rinnovi 2021 online!
 

Cari Soci,

da oggi, per iscriversi alla nostra Associazione c’è una possibilità in più, che azzera le distanze e
ci fa sentire virtualmente vicini.
Il 2021 è alle porte e noi ci siamo adeguati alle necessità che erano già evidenti, ma che le difficoltà conseguenti a questa pandemia hanno reso ancora più forti.

I nostri effettivi pensionati  e i loro familiari, i soci frequentatori possono se vogliono iscriversi collegandosi al nostro sito e farlo senza venire necessariamente presso la nostra sede di Via Bari, 22.

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Eroi dimenticati

 

Il morbo di K

evergreen

Il morbo di K è una malattia inventata nel 1943, durante la Seconda guerra mondiale, dal dottor Giovanni Borromeo insieme ad Adriano Ossicini per salvare alcuni italiani di religione ebraica dalle persecuzioni
nazifasciste a Roma.

La malattia venne inventata dal dottor Giovanni Borromeo, primario al Fatebenefratelli, insieme con l'allora studente Adriano Ossicini,
per salvare decine di ebrei romani dalle persecuzioni nazifasciste ed evitare che venissero inviati nei campi di sterminio; venne così definita dalle iniziali degli ufficiali nazisti Kesselring e Kappler.
I medici del Fatebenefratelli i compilarono false cartelle cliniche con il nome della malattia definita “contagiosissima” in modo tale da scoraggiare i nazisti dal controllo dei nomi dei pazienti.
Ossicini fu anche imprigionato dai nazisti e dai fascisti,
successivamente liberato grazie ai suoi rapporti con il Vaticano.

Al morbo di K fu dedicato un reparto in cui furono ricoverati sotto falso nome ebrei e polacchi; questi restavano qualche giorno fino a quando da una tipografia non arrivavano clandestinamente falsi documenti di
identità che permettessero la fuga dopo essere stati dichiarati
morti con il loro vero nome.

Il 16 ottobre 1943 le truppe tedesche della Gestapo entrarono nel ghetto e in altre zone della città per un rastrellamento che porterà all'arresto di oltre mille persone; la maggior parte delle quali verrà poi deportata direttamente ad Auschwitz. Alcuni riescono a fuggire trovando rifugio presso l'ospedale Fatebenefratelli.

Il dottor Borromeo insieme a Ossicini e Sacerdoti falsificano le cartelle cliniche segnando per tutti i fuggitivi la stessa diagnosi,
il morbo di K. A seguito di un controllo da parte dei tedeschi vennero controllati tutti i degenti nell'ospedale; per salvare i finti degenti del padiglione del morbo di K, Giovanni Borromeo, che parlava tedesco,
spiegò ai soldati la pericolosità del morbo e quanto fosse contagioso e questo fece desistere i tedeschi dall'ispezionare il padiglione.


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Donne che hanno cambiato il mondo

 

Il genio matematico

fiaba

Amalie Emmy Noether

(Erlangen, 23 marzo 1882 – Bryn Mawr, 14 aprile 1935) è stata una matematica tedesca. Si occupò di fisica matematica, teoria degli anelli e algebra astratta e il suo nome è legato all'omonimo teorema del 1915, che mette in luce nel campo della fisica teorica una profonda connessione tra simmetrie e leggi di conservazione. «Gli sforzi della maggior parte degli esseri umani si consumano nella lotta per il loro pane quotidiano, ma la maggior parte di quelli che sono, per caso o per qualche dono speciale, sollevati da questa lotta sono largamente assorbiti nell’aumentare ulteriormente i loro possessi terreni… ma c’è, fortunatamente, una minoranza composta da coloro che riconoscono presto nelle loro vite che le esperienze più belle e soddisfacenti aperte all’umanità non sono derivate dall’esterno, ma sono legate allo sviluppo del proprio individuale sentire, pensare e agire. I vari artisti, ricercatori o pensatori sono sempre persone di questo tipo. Per quanto la loro vita trascorra in sordina, pur tuttavia i frutti dei loro sforzi sono i più fondamentali contributi che una generazione può lasciare alla successiva. Pochi giorni fa una insigne matematica, il Professor Emmy Noether, prima appartenente all’Università di Gottinga e negli ultimi due anni al college Bryn Mawr, è morta a 53 anni.
Nel giudizio dei matematici più competenti, la Signorina Noether era il più significativo e creativo genio matematico apparso finora da quando è iniziata l’educazione universitaria delle donne…».
È Albert Einstein a salutare così Emmy Noether.

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cultura
DLF Roma - Cultura
Contatti: tel. 06.44180231- email cultura@dlfroma.it

cultura
Gruppo Archeo

Luce sull’archeologia VII Edizione

   
Domenica 7 febbraio ore 11

Primo incontro del ciclo Luce sull’archeologia – in collegamento internet con il Teatro Argentina –
NON OCCORRE PRENOTARSI
.

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cultura
Gruppo Archeo
Le maschere teatrali dalla necropoli di Lipari e la “nuova” musica di IV sec. a.C.
   
Martedì 9 febbraio
ore 17.30
Via Zoom – Conferenza del prof. Alessandro Pagliara (Università di Parma) – Le maschere teatrali della necropoli di Lipari e la “nuova” musica del IV sec. a. C. –da prenotare via mail all'indirizzo gruppoarcheo.dlfroma
@tiscali.it
 
cultura
Gruppo Archeo
I luoghi di spettacolo nell'Antica Roma: Teatro di Marcello, Circo Massimo e Colosseo.
   
Sabato 13 febbraio
ore 10

I luoghi di spettacolo nell'Antica Roma: Teatro di Marcello, Circo Massimo e Colosseo. Visita guidata dall’archeologa Sabrina Zollo. Appuntamento ore 10 davanti all'Antico Caffè del Teatro di Marcello. Costo della visita: 5 euro (10 euro per i non iscritti al Gruppo Archeologico)

Gruppo Archeologico
Via Bari 22 - Francesca Ventre 3470144268 Marino Giorgetti 3389145283
gruppoarcheo.dlfroma@tiscali.it
www.gruppoarcheodlfroma.it

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Tanti auguri a ...  
servizi

I "migliori auguri di
Buon Compleanno" dal Presidente e dai Consiglieri tutti ai bambini e alle bambine nati dal 1 al 15 febbraio

 
auguri
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C'era una volta
Il Costume di Arlecchino

Un Racconto di Carnevale ...

evergreen

C'era una volta un bimbo tanto carino e buono,
di nome Arlecchino, al quale tutti volevano un gran bene.
Arlecchino andava a scuola e, per Carnevale, la maestra organizzò una bella festa e propose a tutti i bambini della scuola di vestirsi in maschera.
I bambini accolsero l’idea con molto entusiasmo,
parlavano dei loro vestiti coloratissimi e bellissimi.

Arlecchino, solo, in disparte, non partecipava all’entusiasmo generale;
zitto, zitto, in un angolino, sapeva che la sua mamma era povera e non avrebbe mai potuto comprargli un costume per quell’occasione!

Nella classe di Arlecchino tutti i compagni parlavano della festa.
“E tu, come ti mascheri”? - chiese uno di essi ad Arlecchino.
“Io?... Io non mi maschererò” rispose il bimbo piegando la testa con tristezza.
“I miei genitori sono poveri e non possono spendere”.

 
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Quadri scelti
 
quadro
 

Pietro Longhi, Il Ridotto 1757, Venezia,
Fondazione Querini Stampalia

Pietro Longhi - Pittore, nato nel 1702 a Venezia, morto ivi l'8 maggio 1785. Dapprima allievo del Balestra, ben più apprese a Bologna da G.M. Crespi e forse anche dal pittore bolognese di genere Giuseppe Gambarini. Lasciata da parte la pittura di grande composizione, della quale aveva dato un saggio assai infelice nell'affresco del palazzo Sagredo (1734 circa), si diede a quei quadretti di genere con scene della vita veneziana, che lo resero a ragione famoso. Nei suoi dipinti, la Venezia settecentesca ci appare con arguta intimità, bonaria e casalinga: quel tenue mondo è reso spesso con libertà di tocco e con genuina freschezza di colore. Vario di aspetti, si presenta nel modo più sprezzante, perfino popolaresco, nelle Cacce della raccolta Dona dalle Rose,
mentre altrove eccede quasi in squisitezza.

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Angolo della Poesia

Girotondo Del Fannullone
di Diego Valeri

Il lunedì, ch’è il dì dopo la festa,
o Dio, che mal di testa,
non posso lavorar!
Il martedì mi siedo sulla soglia
ad aspettare la voglia
che avrò di lavorar.
Il mercoledì preparo i miei strumenti,
ma ahimè; che mal di denti,
non posso lavorar.
Il giovedì, che fa così bel tempo,
davvero non mi sento
di andare a lavorar.
Il venerdì, ch’è il dì di passione,
mi sento in devozione,
non posso lavorar.
Sabato si ch’è proprio il giorno buono:
ma per un giorno solo,
che vale lavorar?

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servizi
Mascherine
di Lea Maggiulli Bartorelli
detta Zietta Liù

Bentornate, mascherine,
nell’allegro girotondo!
Arlecchini e Colombine
in un palpito giocondo.
Trallalera, trallalà.
Ogni lieto scherzo vale:
benvenuto carnevale
che vi porta tutte qua.
C’è bisogno d’un sorriso
dopo tante tante pene,
che c’illumini un po’ il viso.
Vi vogliamo tanto bene.

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Evergreeen dell'ironia
Calandrino e L’elitropia
Dal Decamerone di Giovanni Boccaccio
evergreen

Nella città di Firenze, che è sempre stata ricca di tipi di ogni genere,
visse un pittore chiamato Calandrino, un uomo semplice che stava quasi sempre con due altri pittori chiamato l’uno Bruno e l’atro Buffalmacco.
Questi ultimi erano due tipi allegri, avveduti e pieni di astuzia,
i quali stavano volentieri in compagnia di Calandrino perché spesso
si divertivano a spese della sua semplicità.
In quel tempo vi era anche, a Firenze, un giovane che riusciva in tutto quello che voleva, astuto e accorto, chiamato Maso il Saggio; il quale, sentendo parlare dell’ingenuità del buon Calandrino, pensò di giocargli qualche tiro birbone
o di fargli credere qualche assurdità.
Trovatolo un giorno nella chiesa di San Giovanni, intento a osservare le pitture i rilievi del tabernacolo sopra l’altare, pensò che l’occasione era opportuna; e, messosi d’accordo con un amico, si avvicinò pian piano con lui a Calandrino facendo finta di non vederlo, e cominciò a parlare delle varie virtù delle pietre preziose, sicuro e preciso come se fosse stato un gioielliere.
Calandrino si mise ad ascoltare quei discorsi, e dopo un po’, vedendo che non parlavano in segreto, si unì a loro. Maso, che non attendeva altro,
continuò a parlare tranquillo, e ben presto si sentì domandare da Calandrino
dov’erano quelle pietre che possedevano tanta virtù.
- A Berlinzone, - rispose Maso, - terra dei Baschi, in una contrada che si chiama Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce e si ha un’oca con un quattrino e un papero per giunta. V’è là una montagna tutta d formaggio parmigiano grattugiato, e sopra vi abitano genti che non fanno altro che preparare maccheroni e ravioli, cuocerli in brodo di capponi e gettarli giù: chi ne piglia più ne ha. Lì presso, poi, scorre un fiume di vernaccia, della migliore che mai si bevve, e senza un goccio d’acqua.
- Oh, - disse Calandrino, - è un bel paese, codesto.

 
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Angolo del sorriso :)
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