Edward Hopper è forse il più noto e famoso pittore americano del ‘900 e sicuramente uno dei uno dei più apprezzati. Iniziò la sua carriera come illustratore pubblicitario praticando parallelamente la pittura e viaggiando molto in Europa: a Parigi (dove assorbì la lezione impressionista) a Londra, Berlino e Bruxelles. Tornato negli Stati Uniti sviluppò uno stile personale, perfezionando i suoi peculiari giochi di luci e di ombre, la sua passione per la luce e i volumi e il tema centrale della solitudine e dell’attesa.
Hopper usava diverse tecniche pittoriche dall’incisione all’acquerello alla pittura ad olio e il successo arrivò proprio dopo una mostra di acquerelli, nel 1925, quando Hopper aveva già 43 anni. Da quel momento fu considerato uno dei grandi pittori del realismo americano.
C’è chi lo ritiene un narratore di storie e chi, al contrario, l’unico che ha saputo fermare l’attimo – cristallizzato nel tempo – di un panorama, come di una persona.
È stato lo stesso Edward Hopper (1882-1967) – uomo schivo e taciturno, amante degli orizzonti di mare e della luce chiara del suo grande studio, a chiarire la sua poetica: “Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere”.
E' possibile visitare la mostra dedicata ad Edward Hopper
dal 1 ottobre 2016 al 12 febbraio 2017 al Complesso del Vittoriano – Ala Brasini.
L'esposizione conta più di 60 opere, tra cui celebri capolavori come South Carolina Morning (1955), Second Story Sunlight (1960), New York Interior (1921), Le Bistro or The Wine Shop (1909), Summer Interior (1909) ed interessantissimi studi (come lo studio per Girlie Show del 1941) per celebrare la mano di Hopper, superbo disegnatore, artista considerato oggi un grande classico della pittura del Novecento. |